FAMIGLIA UMAGHESE

Nel ricordo della nostra storia, con la forza della nostra cultura, per costruire il nostro futuro.

In the memory of our history, with the strength of our culture, to build our future.

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FAMIGLIA UMAGHESE

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UMAGO VIVA 151, dicembre 2024, si prepara ad arrivare nelle vostre case, assieme al calendario 2025 "Visioni umaghesi". Vi porta molte notizie e immagini di storia, cultura, tradizioni e attualità umaghesi.
Con gli auguri a tutti gli Umaghesi, alle loro famiglie, ai loro amici, quest'anno con un'immagine speciale, intima e cara: quell'angolo della riva dove sorge la chiesetta di San Pellegrino, così interpretato da un vecchio artista umaghese, Riccardo Coslovi.
Immaginiamoci là, nel tramonto che precede la notte di Natale: un fresco respiro di mare ci avvolge, l'ultima luce del giorno di vigilia ci regala un momento di profonda emozione. Torneremo a casa, alla cena con i nostri cari, poi al rito nella chiesa, festa di luce e di speranza. Buon Natale.
Con l'auspicio che il 2025 vi porti tante buone cose.
                                                 ***
Il Consiglio Direttivo ha il piacere di salutare i Soci della Famiglia Umaghese con l'invito ad un brindisi natalizio in sede, a Trieste in via Pellico 2 il 17 dicembre 2024 alle ore 17.30.

 


Umago Viva 151 - editoriale della Presidente Chiara Vigini

 

1954 - 2024: fra sorrisi e lacrime, la libertà

 

Ho iniziato a pensare a questo editoriale alla fine di agosto, quando è emersa una questione sulle tabelle con la denominazione di vie e piazze di Capodistria usate cento anni fa, quindi con i toponimi veneti di epoca austriaca, prese di mira inopinatamente dall'Ispettorato del Ministero della Cultura sloveno, che le voleva eliminare. Non si trattava delle indicazioni bilingui delle vie, che non sono state sfiorate dalla vicenda, ma proprio dell'eredità storica che il Consiglio comunale del 2018 aveva voluto ripristinare per rendere evidente la pluralità linguistica del territorio. Pluralità vista come ricchezza: una visione non condivisa da chi interpreta con rigore, che giudichiamo assurdo, una legge slovena destinata a tutelare la lingua della piccola repubblica a noi vicina.

Il sindaco di Capodistria ha resistito alla soppressione e ha manifestato il suo dissenso facendo voltare le tabelle con la scritta verso il muro e suscitando reazioni variegate: chi concordando con la protesta, chi sminuendone il valore, ma perlomeno alzando un polverone che si spera acceleri la discussione e la soluzione del caso, approdato così al Parlamento sloveno.

La faccia voltata delle tabelle mi ha richiamato alla mente l’immagine della faccia voltata dei due Presidenti che si tenevano per mano davanti alla Foiba di Basovizza: ma l’obiettivo era ben altro e… alto! Pare una gran contraddizione: da un lato i Presidenti dei rispettivi Paesi, insieme col Consiglio comunale, espressione dei cittadini, che si muovono nel verso del riconoscimento reciproco, della reciproca collaborazione e convivenza; in direzione opposta i burocrati dello Stato, che sembrano attenersi alla lettera di norme tese all’autoaffermazione (all’autodifesa?), ma che ignorano lo spirito di norme che forse andrebbero riviste, adattate ai tempi e ai luoghi.

La pacificazione nella frontiera orientale sembra presentarsi a strati. Speriamo bene!

L’altro avvenimento che ha contraddistinto questo periodo autunnale è stato l’anniversario tondo dei 70 anni del ritorno di Trieste all’Italia, il 26 ottobre. Io personalmente, benché non abbia vissuto quel giorno in prima persona, non posso fare a meno di festeggiare con gioia e commozione, evidentemente riecheggiando i sentimenti dei miei cari che erano là, sotto la pioggia battente.

Il Comune di Trieste e molti istituti di cultura, associazioni di esuli, enti vari hanno promosso moltissime e davvero valide iniziative memorialistiche e culturali sventagliandole nel corso di parecchie settimane. Ma devo osservare, presente alle manifestazioni, diversi segnali dei tempi cambiati e del poco spazio che c’è fra la gente comune per le manifestazioni patriottiche.

In primo luogo la (poca) partecipazione in piazza Unità alle commemorazioni ufficiali e anche una certa trascuratezza dei particolari, da parte dell’organizzazione: mentre le bandiere si abbassavano sulla prima sera di Trieste Italiana, un’altra Trieste, forse più godereccia che affarista, proclamava la partenza della nave da crociera di turno, con gli altoparlanti che sovrastavano di gran lunga la fanfara dei bersaglieri, sul lato mare della piazza. Sarebbe bastato spostare l’imbarco di un quarto d’ora, per mantenere un maggior tono di solennità.

E poi la scarsa presenza dei giovani…

Che poi questo anniversario sia un Giano bifronte con una faccia che ride e l’altra che piange, questo è chiaro: Trieste riconquistata, l’Istria perduta.

La folla che in quel giorno piovosissimo era riversata in piazza Unità ora è per la gran parte scomparsa, ma restano i racconti, le memorie, che sono molto intense anche per quelli della mia generazione che non erano ancora a questo mondo, ma percepiscono nell’atmosfera le vibrazioni tricolori, all’avvicinarsi del 26 ottobre di ogni anno, anche quando cade di giorno feriale. Mia sorella, eccezionalmente a Trieste in questi giorni, ricordava confusamente la posizione di mia mamma, sotto un certo lampione (“pastorale”) di piazza Unità e si è commossa quando io gliel’ho confermato: la didattica di mia mamma è stata persuasiva e ridondante e ha funzionato, evidentemente.

Per i miei, unito al ricordo di piazza Unità c’era il ricordo del 24 maggio dell’anno precedente, il tragico 1953, quando erano andati con tanti altri giovani istriani a Vittorio Veneto, a 35 anni dalla fine vittoriosa della prima guerra mondiale, dove Degasperi aveva parlato alla folla e alla delegazione giovanile dei democristiani di Trieste e dell’Istria, lì accorsi, appunto. Mamma sempre raccontava che alla fine della manifestazione, mentre le automobili delle autorità sfilavano, il gruppo degli istriani, fra cui c’erano lei e mio padre, si sono messi a gridare: “I-stria! I-stria!” attirando l’attenzione dell’allora ministro, forse sulla macchina scoperta. Ma lui, voltandosi verso di loro, ha avuto un gesto di sconforto: “El ga scassà la testa”, diceva mamma, e non parlava oltre.

Scellerata guerra, scellerata come tutte le guerre, sempre giocate sulla pelle della gente, che qualche volta l’hanno scelleratamente invocata. Scellerata questa tanto più che è stata persa e pagata dalle terre adriatiche.

Eppure alla fine la festa ha prevalso sul lutto e sempre, il 26 ottobre, si va in piazza Unità a onorare la bandiera, a manifestare il proprio amore per l’Italia, liberamente, in pace.

 

Chiara Vigini

 

Umago Viva 150 - editoriale della Presidente Chiara Vigini

Fra Soci e Santi

 

Almeno tre manifestazioni hanno scandito questi mesi di primavera, per noi Umaghesi: l'Assemblea generale dei soci, che si è tenuta il 20 aprile scorso, il primo pellegrinaggio degli Umaghesi nell'Istria interna, nei dintorni di Cava Cise e nei luoghi tristemente noti per la memoria degli infoibati, e infine la festa di san Pellegrino, amato patrono della nostra città. Sono stati avvenimenti ma anche occasioni che abbiamo avuto – e molti di noi ne hanno approfittato – per ritrovarci insieme. Se anche alcuni avrebbero voluto, ma non hanno potuto essere fisicamente presenti in quelle circostanze, però hanno saputo della riunione e del viaggio e della celebrazione, e hanno potuto partecipare almeno in spirito: anche questo è “fare famiglia”.

 

Dei primi due avvenimenti leggerete e apprezzerete i servizi fotografici nelle pagine interne; anche il terzo avrà le sue belle foto e un cenno, perché si è svolto a ridosso dall'uscita di questo nostro periodico, ma mi piace parlarne brevemente anche qui, perché si è tenuto, come ogni anno del resto, in due luoghi a me particolarmente cari: l'altare degli Esuli a Monte Grisa e a Campo Romano, a Opicina.

 

Negli anni settanta il Tempio mariano era stato eretto da poco e all'interno era quasi del tutto spoglio, ma uno dei primi altari, credo, ad essere sistemato, è stato proprio quello degli Esuli istriani, a sinistra dell'entrata bassa, dove ancora si trova. Per un periodo la zona dev'essere stata racchiusa entro pareti semitrasparenti di plexiglass, mi pare di ricordare, forse mentre l'interno del santuario non era ancora del tutto e precisamente progettato. O forse c'erano intorno impalcature? Non so, le mie memorie da bambina sono un po' vaghe, ma mi pareva una cappelletta raccolta, all'interno dell'enorme edificio vuoto, in cui si celebrava la messa la domenica mattina, prima di partire per le gite, o la sera, di ritorno dalle scampagnate: di ritorno dall'Istria, di fatto. Era un luogo speciale, isolato pur essendo in mezzo a una chiesa, in cui riecheggiavano misteriosamente i suoni delle preghiere. Così me lo rivivo ancora, ogni volta che ci vado, e così l'ho rivissuto anche questa volta, sebbene l'ambiente sia oggi molto diverso e l'eco non sia proprio più quella. Sabato 25 maggio ci siamo recati lì in processione interna al santuario, per recitare la preghiera a San Pellegrino, dopo aver partecipato alla Messa nella chiesa superiore. È stato un bel pregare!

 

Quanto a Campo Romano, dove ci eravamo recati in precedenza per un omaggio floreale e la preghiera, sempre davanti alla statua del santo Patrono, è un luogo che mi fa allegria, una particolare simpatia, perché ricordo mia nonna Maria alloggiata lì, con nonno Mario e zia Graziella e zio Antonio, nei primi anni dopo che erano venuti “di qua”, fino ai primi anni sessanta, credo, e avevano trovato posto in casupole (forse baracche o prefabbricati, non ricordo), finché non hanno abitato nell'appartamentino a Borgo San Nazario. Immagino che per loro non fosse per niente allegro, ma per me sì: la compagnia della nonna e l'ambiente aperto, di campagna, mi piacevano molto.

 

E dunque eravamo anche a Campo Romano, a rendere omaggio a San Pellegrino. Un nome, un programma: pellegrino è chi va nel mondo avendo nel petto l'amore per una patria che è allo stesso tempo perduta e ritrovata, sempre desiderata e ricordata.

 

“Pellegrino” è chi va, sapendo cosa lascia e cosa vuole, ma non quello che troverà. Così anche i nostri esuli, che hanno finito per trovare in esilio, in massima parte, quella vita laboriosa e attiva che sono stati capaci di ricostruirsi. Ha ragione padre Moro, che ci ha assistito durante le celebrazioni: abbiamo buon diritto e vantaggio a invocare San Pellegrino, e a imparare da lui ad andare e a restare, sempre di buon animo.

 

Il nostro pellegrinaggio a Monte Grisa è stato occasione anche per rinsaldare il legame fra generazioni. Infatti abbiamo visto con molto piacere l'arrivo dei nostri umaghesi più anziani, chi arrancando, chi sulle ruote, accompagnati da figli e nipoti che si sono prestati volentieri a mettere tempo e forze a loro disposizione perché non mancassero a questo appuntamento così pieno di significato, per loro e per noi. Grazie a chi si è fatto portare e grazie molte a chi li ha portati!

 

E a tutti voi che siete arrivati fin qui: buona lettura e buona estate!

 

Chiara Vigini

 

Umago Viva 149 - marzo 2024

L'editoriale della Presidente Chiara Vigini

Una nuova stagione

 

Ed è tornata la primavera, col suo carico di luce e di colori, con i suoi acquazzoni e con le sue riflessioni, scaturite da un febbraio segnato sempre più dal ricordo e dal rinnovarsi di antichi dolori, particolarmente in quest'anno. Ma è primavera e, lasciato il buio inverno alle spalle, siamo incuriositi dal futuro, cerchiamo di scorgere quello che sta germogliando, vediamo quello che già verdeggia e, prima che venga sovrastato dalla crescita repentina delle fronde estive, distinguiamo bene anche che cosa invece è ramo secco e andrebbe tagliato e buttato senza rimpianti per fare spazio e dare vigore al nuovo.

 

Il ventennale della legge che ha istituzionalizzato e – si direbbe – visualizzato e resa manifesta la nostra storia al resto del Paese, a chi è lontano dalla Venezia Giulia, è celebrato con grande risonanza locale e nazionale: tante voci autorevoli ne hanno parlato e alcuni ne parlano, ancora, di questo 10 Febbraio. Sentiamo tutte queste voci intorno a noi, ma faremo un discernimento e poi ascolteremo e daremo seguito a quelle che meritano: quelle che hanno alzato i toni le abbiamo eliminate subito, così come quelle che parlano solo di passato e quelle che recriminano e rimpiangono. Teniamo in buon conto le voci del rispetto e della verità, le voci della pace, necessaria dovunque.

 

Anche l'Unione degli Istriani, associazione a cui facciamo riferimento, ha fatto un discernimento, nel breve chiarore delle lunghe giornate invernali, e ha dato inizio “col botto” del logo ai festeggiamenti dei 70 anni dalla sua fondazione. Poco prima aveva scelto di dare spazio, nel rinnovato statuto, alle “sezioni” piuttosto che alle antiche “famiglie” fondatrici del sodalizio nei primi anni '50: una scelta giudicata da alcuni un po' repentina, da altri storicamente dolorosa, ma dalla maggioranza, evidentemente, necessaria per i tempi nuovi che viviamo. E sia! All'“Associazione Famiglia Umaghese” è dato di mantenere la piena autonomia, ma anche il nome, la sede, il voto per chi è socio dell'Unione. È primavera: se son rose, fioriranno. E lo speriamo.

 

Vediamo ancora altri germogli: le scuole – di cui parliamo ampiamente nelle pagine interne di questo giornale – hanno sussulti di vivacità inaspettati: sia per merito di studenti e nonni-esuli solerti narratori, sia per merito di insegnanti-nipoti di esuli fantasiosi e meritevoli. Questo vogliamo e questo abbiamo già in parte ottenuto: che la nostra storia sia storia d'Italia, storia di tutti, dal Trentino alla Sicilia, dalla Liguria alla Venezia Giulia.

 

Mentre vi scrivo, la radio mi informa che esattamente quattro anni fa iniziava la pandemia: una tragedia per molti, da affrontare allora, ma da superare, ora, parlandone. Dopo il Covid, infatti, abbiamo capito bene che gli psicologi non servono solo ai “matti”, ma a chiunque debba superare una tragedia, un trauma. Abbiamo capito che la parola – e l'ascolto – sono di per sé una terapia.

 

Di pari passo stiamo capendo che i nipoti degli esuli giuliani spesso sono in grado di ascoltare con il giusto coinvolgimento e la giusta distanza anche vissuti molto pesanti, se raccontati con l'affetto di anziani – non sempre nonni – e vediamo che sanno dare loro il giusto peso e il giusto spazio.

 

Mi spiego così l'emergere, a scuola, della terza e quarta generazione dall'esodo e la rarefazione della mia – la seconda –, che ha vissuto silenziosamente le tragedie, troppo vicine, seppur non personali, che spesso ha dovuto rimuovere come se fossero proprie.

 

Forse è proprio per questo che ben pochi insegnanti della mia generazione parlano dell'esodo e delle foibe fra i banchi, mentre i più giovani non si fanno pregare per agire da protagonisti – illustri protagonisti, come vedremo nelle pagine interne – nel raccontare le esperienze ascoltate dalla bocca di chi le ha dolorosamente vissute. Sono curiosi di capire le dinamiche della storia della frontiera orientale d'Italia inserita in quella nazionale e sembrano molto attenti e ricettivi ai racconti. Pure chi non c'entra niente con il nostro esodo ci trova spesso una parte di sé, in questo contesto planetario in cui siamo immersi tutti, e tanto più le nuove generazioni.

 

Anche questo è un germoglio, una cosa nuova: gli esuli finiscono e i ricordi più traumatici muoiono con loro: lo possono fare, perché chi viene dopo non li nega, non li sotterra, ma nemmeno ne resta vittima e – ecco l'augurio, anche pasquale! – vede lucidamente che il passato doloroso serve e orienta al bene la vita di oggi. È così grande il compito e la responsabilità di chi vive o è vissuto nella nostra terra.

 

Chiara Vigini

 

Il "Giorno del Ricordo" 2024.

 

Nel prossimo numero di Umago Viva 149, in corso di preparazione, potrete leggere le notizie sulla partecipazione della Famiglia Umaghese a questi eventi: alla Foiba di Basovizza, al monumento delle "cinque ruote" a Rabuiese e al valico di Cerei in Comune di Muggia, in Piazza Libertà a Trieste davanti alla grande lapide che ricorda l'Esodo e in Stazione Ferroviaria al "Treno del Ricordo", a Monfalcone per la posa della targa a ricordo delle vittime fra l'1 maggio e il 12 giugno 1945, a Umago nel Cimitero di San Damiano.

La sintesi dei principali momenti è raccolta in questo video...

 

 

L'ARCHIVIO FOTOGRAFICO DELLA FAMIGLIA UMAGHESE

L'archivio fotografico della #FamigliaUmaghese è fonte preziosa per perpetuare nel tempo il ricordo di Umago, prima dell'esodo. Case, strade, mare, campi, chiese, visi delle gente, bambini, giovani, vecchi, ... nulla va perduto. Valori che conserviamo, uniti idealmente - anche se sparsi in ogni angolo del mondo - nell'Associazione che dagli anni '50 ci rappresenta. I giovani di oggi, figli e nipoti degli esuli dal Comune di #Umago d'Istria, possono ritrovare in questo piccolo video le atmosfere indimenticabili della terra dei loro padri e nonni. A questi giovani, in particolare, l'invito a diffondere queste immagini.

VI INVITIAMO A RICERCARE LE VECCHIE IMMAGINI,

PREZIOSE PER LA STORIA DELLA NOSTRA TERRA.

PORTATELE NELLA NOSTRA SEGRETERIA,

LE RACCOGLIEREMO IN FORMATO DIGITALE.

 

The photo archive of the #FamigliaUmaghese is a precious source to perpetuate the memory of Umago over time, before the exodus. Houses, roads, sea, fields, churches, people's faces, children, young people, old people ... nothing is lost. Values that we preserve, ideally united - even if scattered in every corner of the world - in the Association that has represented us since the 1950s. Today's young people, children and grandchildren of exiles from the Municipality of #Umago d'Istria, can find in this small video the unforgettable atmospheres of the land of their fathers and grandparents. To these young people, in particular, the invitation to spread these images.

 

Il modulo per diventare soci della Famiglia Umaghese.
MODULO ADESIONE FAMIGLIA UMAGHESE.pdf
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COMPONENTI

DEL CONSIGLIO DIRETTIVO

- cariche sociali aggiornate al 14 ottobre 2023 -

 

Chiara Vigini - Presidente
Andrea Balanza - Vice Presidente
Andrea Franco

Paolo Stefani

 

 

 

FAMIGLIA UMAGHESE

 

Casa Madre

degli Istriani

Fiumani Dalmati

in Esilio


c/o Unione degli Istriani
V. Silvio Pellico, 2
34122 - Trieste

Telefono:

+39 040 636098
Fax:

+39 040 636206

 

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umagoviva@yahoo.it